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Museo archeologico nazionale e Teatro romano di Spoleto

Spoleto

Il museo

Grazie a una costante dialettica tra il fuori e il dentro, tra l’inclusione e l’esclusione, il Museo archeologico nazionale e Teatro romano di Spoleto è un eccellente esempio di dialogo tra il “contenuto” e il “contenitore”. Se il complesso dove è ospitato è un documento del percorso sociale, politico e funzionale della città, le sue collezioni sono la testimonianza del processo di formazione del centro urbano e della sua interazione con il territorio.

Museo archeologico nazionale e Teatro romano di Spoleto

Sorta sul colle Sant’Elia, in una posizione strategica non lontana dal bacino del Tevere, la città di Spoleto, grazie a una felice conformazione territoriale, è sempre stata adatta all’insediamento umano, fin dal periodo neo-eneolitico (VI-III millennio a.C.).  L’attuale fisionomia urbana è il frutto di una storia di lunga durata, nella quale molteplici trasformazioni di natura antropica e ambientale hanno permesso a popolazioni e culture eterogenee di sedimentare la loro presenza, attraverso sintesi e innesti le cui tracce sono ancora oggi intuibili nella città.

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La città di Spoleto in Umbria

Il Museo

Il Museo archeologico nazionale, incastonato fra il centro cittadino e i paesaggi del Monteluco e di Colle Attivoli, nasce nel 1985, raccogliendo l’eredità del museo civico.
Ma la storia di questo luogo inizia molto prima: l’edificio che ospita le collezioni, infatti, è il risultato di una molteplicità di trasformazioni, dettate dalle diverse destinazioni, funzioni e forme assunte nel corso dei secoli. Al pari dei reperti archeologici qui l’architettura è parte fondamentale del racconto museale, in quanto memoria fisica stratificata della storia cittadina ed espressione delle sue dicotomie (dentro/fuori, inclusione/esclusione, fruibilità/separazione).

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L’ingresso al Museo

Nel I secolo a.C., l’isolato è scelto come sede per uno degli edifici più rappresentativi della romanità, il teatro: la sua centralità, sia nell’impianto urbano sia nella percezione pubblica e sociale, si è persa nel corso dei secoli, con l’abbandono dell’uso originario.

Nel Medioevo, sul sedime del monumento, viene eretto il palazzetto fortificato della famiglia spoletina dei Corvi, del quale si riconoscono oggi la torre e la chiesa di Sant’Agata. Sono proprio questi due elementi che, durante il XIV secolo, determinano la terza metamorfosi: quella in convento. A causa delle frequenti lotte per il potere tra le fazioni spoletine, infatti, le suore Benedettine Cassinesi lasciano il complesso di San Paolo inter vineas per trasferirsi gradualmente nel palazzo Corvi (ereditato da Francesca Corvi, novizia del monastero).
Ecco quindi che l’edificio assume una valenza simbolica introversa, perdendo non solo il rapporto con lo spazio urbano circostante, ma anche l’originaria forma interna, interessata, nel tempo, da interventi strutturali per l’adeguamento alle nuove esigenze della vita monastica di clausura.

La trasformazione del monastero in carcere giudiziario, avvenuta alla fine del XIX secolo, ha esasperato ancora di più la cesura con la città e l’assenza di un rapporto fisico con l’esterno.
Tuttavia gli adattamenti morfologici e strutturali alla nuova destinazione d’uso se, da un lato, hanno profondamente segnato il destino di alcuni elementi irrimediabilmente perduti, dall’altro, hanno protetto le antiche murature permettendo la riscoperta del teatro romano.

La collezione

Il Museo è pensato in modo tale da offrire un’immagine esaustiva delle dinamiche storiche testimoniate dai reperti e dell’interazione degli stessi con i rispettivi contesti territoriali e cronologici.

Il percorso espositivo inizia con le prime attestazioni della presenza umana nell’area della Rocca e del centro storico (età del Bronzo) e lo sviluppo dell’insediamento nella fase umbra, testimoniato soprattutto dai corredi di VII-VI secolo a.C. In anni recenti, il racconto della Spoleto preromana si è notevolmente arricchito, grazie agli scavi condotti nella Necropoli di Piazza d’Armi tra il 2008 e il 2011, di preziosi reperti che permettono di percepire tutta la portata culturale riflessa dalle ritualità funerarie.

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Museo archeologico nazionale di Spoleto

Una sezione è dedicata alla città romana, istituita nel 241 a.C. come colonia latina e divenuta, nel 90 a.C., municipio iscritto alla tribù Horatia: i materiali ne seguono la nascita e lo sviluppo, con peculiari focus sugli aspetti dell’immagine pubblica urbana, delle celebrazioni politiche e sociali e dell’intimità della vita domestica.

Museo archeologico nazionale di Spoleto

Museo archeologico nazionale di Spoleto

All’interno del percorso espositivo trovano spazio iscrizioni dedicatorie, frammenti di statue onorarie, ex voto e terrecotte architettoniche provenienti dai santuari urbani. Come si diceva, inscindibile è il rapporto (reale o potenziale) con il territorio, del quale icone sono i due cippi iscritti in latino, che riportano la lex luci spoletina. Rinvenuti nel 1876 e nel 1913 da Giuseppe Sordini, sono la codificazione scritta delle norme e sanzioni per la tutela di un bosco (lucus) consacrato a Giove: si datano a poco dopo l’istituzione della colonia latina.

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Iscrizione con la legge del bosco sacro, Ceppo A

Accanto a questi straordinari monumenti, il secondo livello del Museo narra lo sviluppo storico-culturale della Valnerina: tra le testimonianze più significative, si segnalano i cinerari dell’età del Bronzo finale dalla necropoli di Monteleone di Spoleto; i reperti dai santuari di Monteleone di Spoleto e di Montefranco; e i corredi funerari dalla necropoli ellenistica e romana di Norcia, questi ultimi traccia dell’evoluzione del passaggio storico tra la protostoria e l’età romana.

Il teatro romano

Nel 1891 l’archeologo Giuseppe Sordini individua in un disegno eseguito nel Cinquecento da Baldassarre Peruzzi i resti della struttura antica del teatro: fino a questo momento le murature, che potevano essere osservate dagli scantinati dell’adiacente palazzo Ancaiani e dal livello terreno dei fabbricati del monastero, erano state ricondotte a un ipotetico edificio termale o a un anfiteatro.
Negli anni Trenta del Novecento, un movimento franoso permise lo scoprimento dei resti antichi e pose la necessità di un intervento capace di conciliare la tutela e la salvaguardia degli stessi con la funzione carceraria dell’edificio.
Con la dismissione a carcere, avvenuta negli anni Cinquanta del Novecento, fu possibile avviare un progetto di recupero e restauro del monumento antico.

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Il teatro romano

Edificato a partire dal I secolo a.C. su un terrazzamento artificiale, il teatro a oggi conserva una cavea di settanta metri di diametro, in parte poggiata su un ambulacro a pianta semicircolare, coperto da volta a botte. Al IV secolo d.C. risale, invece, la pavimentazione dell’orchestra, composta di lastre di marmo policromo.

La decorazione scultorea del teatro

Percorrendo le sale e i loggiati del Museo, i resti del teatro sono costantemente presenti alla vista del visitatore: una sorta di vetrina naturale che tramanda la vocazione inclusiva e di apertura propria della natura originaria del monumento.

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Il Museo archeologico nazionale di Spoleto

All’interno del percorso espositivo, particolare attenzione è dedicata alla decorazione scultorea del teatro, dove, per bellezza e rarità, si distingue la statua della ninfa Aura: recenti studi hanno permesso di riconoscerla come un originale marmoreo della scultura greca insulare della fine del V secolo a.C., depredata in Grecia durante le conquiste romane in Oriente e rilavorata al fine di adattarne le fattezze alla figura di Venere, considerata la genitrice della dinastia giulio-claudia.

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Il Museo archeologico nazionale di Spoleto

La scultura, acefala e priva degli arti superiori, tratteggia una figura femminile con il braccio sinistro sollevato, la cui sottile veste (chitone) aderisce al corpo, scoprendo un seno: questa rappresentazione è evocativa della brezza leggera, di cui Aura è personificazione.
Non sono ancora chiare sia la sua precisa collocazione all’interno delle strutture del teatro sia la sua relazione con gli altri elementi decorativi (tra cui un ritratto di Ottaviano, un puteale con soggetti dionisiaci, alcuni frammenti del podio della scena): probabilmente, per la sommaria lavorazione del lato posteriore, doveva essere posta entro una nicchia.

La matrice etimologica (dal verbo θεάομαι, theàomai, ‘vedere’) e la memoria funzionale del teatro come spazio per l’intrattenimento e per lo spettacolo rivivono oggi nel Festival dei Due Mondi che, ogni anno, porta al suo interno danza, musica e, in generale, arte, a testimonianza di una vocazione performativa e narrativa sempre attuali e di una potenzialità eterna nel creare, raccontare e tramandare le storie universali e individuali.

Il museo ha sede all'interno dell'ex monastero di Sant'Agata, nell’isolato meridionale del centro storico di Spoleto, costituito dall’incontro delle odierne vie Monterone e Sant’Agata, in un’area occupata in epoca romana dal teatro. Un tempo fu la sede di un monastero intitolato a Sant’Agata, sorto alla fine del XIV secolo sui resti del teatro romano (I secolo a. C) la cui scena fu fortemente alterata dalla costruzione dell’edificio religioso.

Inaugurato nel 1985, il museo si articola su più livelli adattando l'esposizione all'architettura dell'edificio storico. É in corso un progetto organico di rinnovamento espositivo, che ha già completato (2008) una prima sezione di questo nuovo percorso espositivo. Attraverso reperti provenienti anche dalle ricerche più recenti sono documentate le prime attestazioni della presenza umana nell’area della rocca e del centro storico, risalenti all’età del bronzo e lo sviluppo dell’insediamento nella fase umbra, testimoniato soprattutto dai ricchi corredi di VII-VI sec. a.C. della necropoli di Piazza d’Armi. Al secondo piano del Museo sono esposti reperti provenienti dalla Valnerina, un territorio che fu sempre in stretto rapporto con Spoleto. Si segnalano in particolare i cinerari dell’età del bronzo finale dalla necropoli di Monteleone di Spoleto, i reperti dai santuari di Montefranco, i corredi funebri dalla necropoli ellenistica e romana di Norcia. Provengono dal medesimo territorio anche molti dei reperti della collezione Canzio Sapori, recentemente donata allo Stato. Tra di essi si segnalano un cinerario ad impasto con decorazione geometrica da Ponte di Cerreto e un notevole ritratto maschile tardo-repubblicano da Ferentillo.

Nella sezione dedicata all’illustrazione del teatro romano sono esposte le sculture decorative rinvenute nel monumento durante gli scavi degli anni Cinquanta del Novecento, tra cui una statua di Aura (personificazione della brezza leggera), rilavorata come Venere; riconosciuta da studi recenti come un originale marmoreo greco di V secolo a.C., è stata rilavorata in età romana per adattarla alle fattezze della dea genitrice della dinastia giulio-claudia. L’interesse di tale scoperta è accresciuto dalla rarità degli originali statuari greci che, prevalentemente, ci sono noti attraverso le molteplici copie fatte dai romani.

Il teatro, che è parte integrante della visita del museo, è databile al I sec. a.C. e in parte venne incorporato in edifici posteriori, subendo un parziale smantellamento in epoca medievale. Sistematici interventi di restauro, iniziati negli anni Cinquanta, hanno permesso il recupero dell'intero complesso ripristinando le gradinate. Il piano inferiore è comunque ben conservato, con l'ambulacro ancora percorribile.

Durante le manifestazioni connesse al Festival dei Due Mondi, il teatro è utilizzato per gli spettacoli.

Indirizzo

via Sant'Agata, 18/a
06049 Spoleto

Orari

Martedì-Domenica 8.30-19.30

Situazione Emergenziale Aperture :

Aperture Attive

Informazioni

polomusealeumbria.beniculturali.it/?page_id=151
pm-umb.muspoleto@beniculturali.it
Tel: +39 0743 223277
Chiusura: Lunedì
Intero: 4,00 €
Ridotto: 2,00 €