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Scoperto un tempio dorico nel Parco archeologico di Paestum e Velia

La campagna di scavo in corso nella zona occidentale dell’antica città di Poseidonia-Paestum, a ridosso della cinta muraria, nel Parco archeologico di Paestum e Veliaha portato alla luce due templi greci di stile dorico. Questi edifici sacri consentono di fare nuova luce sulle origini e sullo sviluppo urbanistico della polis, fornendo dati cruciali per comprendere l’evoluzione dell’architettura dorica nel territorio.

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Il primo tempio, individuato nel 2019 e indagato dal 2022, risale ai primi decenni del V secolo a.C., e ad oggi costituisce, per caratteristiche architettoniche e dimensionali, un assoluto unicum dell’architettura templare di ordine dorico. Dalle recenti indagini, la storia del santuario sembra tuttavia essere più antica, come dimostra il reimpiego, probabilmente a scopo rituale, di 14 capitelli dorici frammentari e di altri materiali architettonici all’interno della struttura templare.

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Questi ultimi rinvenimenti dimostrano l’esistenza di un tempio precedente di modeste dimensioni, da datarsi al VI secolo a.C, con caratteristiche architettoniche simili a quelle dei primi grandi templi pestani: una struttura che, per ragioni ancora da accertare, all’inizio del secolo successivo è stata sostituita, nella medesima area, dal nuovo tempio.

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La scoperta non si limita all’architettura e alla storia del santuario ma amplia notevolmente la conoscenza dell’impianto urbanistico della città. Alle spalle del tempio è stato infatti smontato il crollo del paramento interno delle mura di cinta della città antica che aveva investito il tempio causandone un crollo parziale. Al di sotto di tale crollo è stato individuato il tracciato di una strada battuta, parallela al tempio, ma con orientamento diverso rispetto alle mura: un rinvenimento di estremo interesse in quanto documenta che alla fine del VI secolo a.C., quando il tempio più antico fu eretto, la città di Poseidonia non era ancora dotata di mura difensive.

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I nuovi scavi paestani sono l’ennesima dimostrazione di come lo studio e la ricerca siano assi portanti nella gestione del patrimonio culturale e strumenti fondamentali delle funzioni di tutela e di valorizzazione che lo Stato è chiamato ad espletare, in un’ottica quanto più ampiamente sinergica tra le varie professionalità coinvolte a diverso titolo nelle investigazioni archeologiche” commenta il Direttore generale Musei Massimo Osanna. “La messa in rete delle competenze, infatti” continua Osanna “è veicolo del miglioramento della conoscenza e della fruizione dei beni culturali, con lo scopo di renderli ‘leggibili’ agli occhi di un pubblico dalle abilità diverse, ma tutte meritevoli delle stesse possibilità di accesso. Sono questi, d’altronde, gli obiettivi perseguiti dal Sistema museale nazionale, progetto ambizioso di livello nazionale che mira a fissare dei livelli minimi di qualità della valorizzazione per tutti i luoghi della cultura, di cui il Parco archeologico di Paestum e Velia, con le sue politiche intelligenti di cura e promozione dei siti in esso inclusi, rappresenta un esempio virtuoso, certamente foriero di ulteriori futuri affascinanti ritrovamenti”.

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Al seguente link il comunicato stampa.