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La mostra “Forme e colori dall’Italia preromana. Canosa di Puglia” arriva a Roma

Da ieri, 18 novembre a Castel Sant’Angelo a Roma, è aperta al pubblico la mostra “Forme e colori dell’Italia preromana. Canosa di Puglia”, a cura di Massimo Osanna e Luca Mercuri, nata nell’ambito del progetto Il racconto della bellezza, un programma di mostre e iniziative negli Istituti Italiani di Cultura all’estero.

Frutto di un accordo di cooperazione sottoscritto nel gennaio 2023 tra la Direzione generale Musei del Ministero della cultura e la Direzione generale per la Diplomazia Pubblica e Culturale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, il programma ha come obiettivo la valorizzazione e la promozione all’estero del patrimonio culturale italiano, conservato nei depositi dei musei e dei parchi archeologici statali.

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La mostra è stata inaugurata a luglio 2023 alla presenza del Presidente della Repubblica Mattarella nell’Istituto Italiano di Cultura di Santiago del Cile, è stata poi esposta negli Istituti Italiani di Buenos Aires in Argentina, di San Paolo in Brasile, per poi giungere al Museo Nacional de Antropologìa di Città del Messico, il racconto prosegue a Castel Sant’Angelo, uno dei musei più famosi e visitati d’Italia, per confermare l’importanza e la rilevanza culturale di questo progetto. Dal 19 novembre 2024 al 2 febbraio 2025 è ospitata nelle Salette Pio IV accessibili dal Giretto Breve, aperte al pubblico per l’occasione.

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All’inaugurazione sono intervenuti il Presidente della VII Commissione (Cultura, Scienze e Istruzione) alla Camera dei Deputati, on. Federico Mollicone, il Direttore generale Musei e curatore della mostra, Massimo Osanna, il Vice Direttore generale per la diplomazia pubblica e culturale MAECI e Direttore centrale per la promozione della lingua e della cultura italiana all’estero, Filippo La Rosa, il Direttore delegato di Castel Sant’Angelo e curatore della mostra, Luca Mercuri, la Direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Taranto, Stella Falzone e il sindaco di Canosa di Puglia, Vito Malcangio.

Hanno inoltre partecipato Francesco Longobardi, Direttore delegato del Castello Svevo di Bari – Direzione regionale Musei nazionali Puglia,  Anita Guarnieri Soprintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Foggia e Barletta-Andria-Trani, Francesca Romana Paolillo Soprintendente nazionale per il Patrimonio Subacqueo e Sergio Fontana, Presidente della Fondazione Archeologica Canosina.

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L’esposizione illustra un momento significativo della storia dell’Italia antica, precedente all’unificazione portata a termine da Roma e si concentra sui Dauni, una popolazione che abitava l’area settentrionale dell’attuale Puglia e parte della Basilicata, mettendo al centro dell’attenzione un popolo dell’Italia preromana e un’epoca della storia del nostro Paese meno nota.

I reperti esposti – armature, ceramiche, gioielli e ornamenti – raccontano Canosa, uno dei centri più importanti dell’area dove, tra il IV e il II secolo a.C., i cosiddetti Principi, personalità di spicco dell’élite locale, furono sepolti in ipogei (tombe a camera familiari, scavate nel tufo locale) con un ricco corredo funerario che esibiva lo status sociale del defunto alla comunità.

Tra tutti spiccano i vasi policromi e plastici – dal peculiare colore rosa intenso – arricchiti da figurine applicate, che rappresentano una produzione originale delle botteghe canosine dell’epoca, ma anche due oggetti straordinari come il diadema in oro e pietre preziose, decorato da fiori, bacche e foglie mobili, e uno scettro in lamina aurea, custoditi nel Museo Archeologico Nazionale di Taranto, appartenuti in origine a una donna canosina, sicuramente di rango regale.

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I materiali esposti provengono dai depositi e dalle collezioni di alcuni dei principali musei della Puglia, il Museo Archeologico Nazionale di Canosa di Puglia, il Museo Archeologico Nazionale di Taranto, il Museo Archeologico di Santa Scolastica di Bari, nonché della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Barletta-Andria-Trani e Foggia e della Soprintendenza Nazionale per il patrimonio culturale subacqueo.

In mostra sono presenti anche reperti recuperati durante le operazioni di contrasto al commercio clandestino di beni culturali condotte dal Comando Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale.

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Il prof. Osanna, Direttore generale Musei dichiara: “La mostra racconta la storia di un’Italia ancora poco nota al grande pubblico, che parla di incontri, contaminazioni e dialoghi tra culture diverse. Questi temi, che animavano il Mediterraneo antico, continuano a essere di straordinaria attualità, ricordando l’importanza del confronto e dell’apertura verso l’altro per costruire una società più consapevole e inclusiva”.

Per info: castelsantangelo.beniculturali.it

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